STORIA - Moto club ponte Nossa

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Certo ne è passata di acqua sotto i ponti del Serio, da quel giorno del 1946 in cui alcuni volonterosi ( Monzani Angelo, Manzoni Giacomo, Valoti Giacomo, Bertacchi Nino), sostenuti solo dal loro entusiasmo e dalla passione di pionieri fondarono la sezione di Ponte Nossa del Moto Club Bergamo, intraprendendo così la bella avventura che ha portato con meritato orgoglio il nome del nostro paese alla ribalta nazionale e internazionale.
Certo oggi si può sorridere pensando alle prime gimkane, alle prime gare organizzate dal gruppo nossese, ai primi raduni cui parteciparono i suoi soci: per lo più essi non disponevano che di mezzi limitati (Lambrette A-B-C) e le strade degli anni ’50, per quanto trafficate, non erano certo né invitanti né comode da percorrere sulle due ruote come quelle di oggi.
Eppure i nostri "eroi" arrivarono in quegli anni non solo a Losanna e a Montecarlo, ma anche in Belgio e Spagna, in Turchia, affidandosi spesso alle sole risorse del loro spirito di avventura e confidando nell’aiuto della fortuna, senza mai perdere il buonumore e quella loro aria un po’ guasconesca di moderni cavalieri erranti, sempre pronti allo scherzo e all’allegria ma anche alla collaborazione ed alla solidarietà di gruppo. Pur divertendosi e facendo divertire, la sezione del Moto Club Ponte Nossa dimostrò fin dagli esordi una capacità organizzativa ed un piglio agonistico di tutto rispetto, al punto di organizzare le prime due edizioni della "VALLI BERGAMASCHE", una gara diventato ormai la regina del suo genere che vede giungere nelle nostre vallate concorrenti provenienti da tutte le regioni d’Italia e da tutte le nazioni del mondo. Sempre nei primi anni ’50 alcune imprese quali la salita al rifugio Curò con due moto Lambretta e la salita alla Madonna del Frassino ed al rifugio Albani rimangono nella leggenda e nella memoria storica del gruppo perché compiute tra mille difficoltà di tipo tecnico e logistico.
Affrontando l’organizzazione di molte competizioni, tra le quali una prova del Campionato Italiano di Motoregolarità nel 1958, va a delinearsi il profilo squisitamente pedagogico e didattico del sodalizio nossese, profilo che la sezione andrà consolidando nel tempo fino ai giorni nostri: quello di "vivaio" di atleti, di ambiente ideale in cui i giovani possano avvicinarsi allo sport della moto, acquisire esperienza e competenza in vista di prove sempre più impegnative. Sono tanti, infatti, i valorosi giovani cresciuti a questa vera e propria scuola di umanità oltre che di sport. Non sono mancati i periodi di stasi e di delusione specialmente negli anni dell’ecologismo ruggente (’70), quando i motociclisti venivano bollati con l’epiteto di "fracassoni" e di deturpatori della natura. Ma alle accuse il Motoclub risponde invitando tutti al buon senso ed alla distinzione doverosa tra la possibile maleducazione di qualche motociclista e il senso di responsabilità e di civiltà sempre dimostrato dall’associazione. "La civiltà e il rispetto dei luoghi – scrive il Moto Club in un articolo nel 1977 – fanno parte del nostro patrimonio. Lo sanno tutti, ai quali ricordiamo che la moto non è solo divertimento ma anche educazione, impegno e aiuto ai nostri ragazzi per crescere in umanità e maturità".
In questi trent’anni l’attività di preparazione e di allenamento non ha conosciuto soste e, grazie alla disponibilità del campo scuola della Scalvina, alla sezione locale viene riconosciuto il ruolo di vivaio per eccellenza, cha annovera squadre diverse a seconda delle fasce d’età. Ne sono testimonianza i  tantissimi successi in ambito nazionale di cui il Moto Club deve essere grato a tante persone, troppe per essere ricordate in questo esiguo spazio, ma che meritano tutta la nostra riconoscenza per averci aiutato a raggiungere il traguardo dei settant’anni di attività. Ed è sempre grazie a loro che possiamo guardare al futuro con viva speranza e con rinnovato entusiasmo.

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